martedì 14 giugno 2005

LA BALLATA DELLO STUDENTE NULLAFACENTE


Nei dì ch’a tutti noi recan dolori,
periodo tristo di compiti brutti
le gesta narrerò e i tristi errori
d’uno Studente solo per noi tutti
e ciaschedun di voi vedrà riflesso
in esso qualche cosa di se stesso.

Trovavasi colui, lieto e vivace,
a rider co’compagni all’intervallo
quando apparìegli con orrida face
un Professore che lo colse in fallo:
“Immagino che lei stia con sé in pace
e quanto ho dato da studiare sallo
chè se da ciò sarìa diversamente
un quattro metteròlle immantinente!”

Quale sull’ara un cucciolo innocente
vedasi lo Studente omai perduto
sapendo ahimè che certo insufficiente
sarebbe stato quanto avrìa saputo,
cionondimeno vòlgesi repente
a ripassare tutto in un minuto
e così lungi la speme è a perire
che ad esso par di già di tutto scìre,

ma quando poi lo chiama interrogato
quel Cerbero con fauci spalancate
in cui s’è il professor trasfigurato,
le tenui sue parol son cancellate
dal terror sacro d’ogne condannato
e da affondi, finte e gran stoccate,
menate con perizia d’assassino,
difendesi se può quel poverino.

“Su Hegel io che sappia almeno spero
che nella storia tutto ha un suo perché”
“Ma certo” “Dunque questo è tutto vero?”
“Non so” rispose quello e lui “Touchè”
e armato di registro e inchiostro nero
proclama a tutti: “Io Le metto tre!”
Infertogli così il colpo fatale
lo lascia agonizzar sul davanzale.

Color che spesso si so’ crogiolati
con speme di copiar dal bigliettino
verranno prima o poscia condannati
a patir il medesimo destino,
Trovandosi di pari dissanguati
a languir come tocca a quel meschino.
Alziam pertanto una lamentazione
ai martir della pubblica istruzione!

domenica 22 maggio 2005

CARPE DIEM

Non indagare tu qual sia il fato
(non posse!) che a noi dieder gli dei
neppure, Leuconoe, i maghi caldei
meglio che esso tal è sia accettato
sian molti da Giove o questo solo
datici inverni in cui il vasto mare
vedremo fiaccarsi tra scogli in volo
Bevi e per breve il lungo sperare
tronca, parlando già fugge in premura
l’attimo cogli del dopo insicura.

martedì 17 maggio 2005

PASCAL


Pascal sedicenne già matematico
pur se il geometrico spirto non sprezza
trova Cartesio troppo prammatico
vi contrappone l’esprit di finezza

l’uomo è principio non sol razionale
poiché per lui è altrettanto essenziale
udir les raisons dettate dal coeur
e solo così ei scopre il timor

d’essere sempre sull’orlo di abissi
sinistri che s’aprono neri di lutto
che fan gli uomini essere scissi
in cose a metà tra il nulla ed il tutto

risposta a codesta lacerazione
sol troverai nella religione
che l’uomo coscienza avrebbe giammai
d’inferiorità e tutti i suoi guai

vani sarebbon se pure contrito
aspirar non posse all’Infinito.
Se in Dio creder non sai se vuoi
convienti scommettere mentre che puoi

pensa che esiste che niente ti costa,
di testa o croce giocatore arguto,
giacchè se esiste raddoppi la posta,
se poi non esiste nulla hai perduto

lunedì 16 maggio 2005

SPINOZA


Mentre Baruch se ne andava
bello bello per la strada
se ne salta fuori un tale
che lo vuole assassinare
e da quel mortal coltello
sol lo salva il suo mantello
ma giratosi Spinoza
chiese ad esso questa cosa:
“A niuno male fo
di tesori non ne ho
perché uccidermi? Non so”
gli rispose l’attentore:
“del mortale mio furore
certo colpa non ho io
ma soltanto quel tuo Dio”

giovedì 14 aprile 2005

RISPOSTA DELLA LUNA AL PASTORE ERRANTE PER LE STEPPE DELL’ASIA


Che vuoi o pastorello? Dimmi che vuoi
Tedioso pastore?
Siedi la sera e stai
Tutto il tempo a parlar, mai ti riposi
Del dire tuo nulla mi cale,
ormai son stanca,
di sentire ogni sera questi canti
s’amara t’è la vita
e tedio il pascolar le greggi
che colpa n’ho io?
Son nata forse a consolare affanni
Di tristi poeti
E mandriani insipienti?
Invidiosa son talvolta
Di Giove e le sue genuine
Lune ch’ognor
Dividonsi le colpe
Della trista vita mortal
Sol perché non son nata mortal
e un battito di ciglia
è la vita tua per me
dev’io patire
le lamentele tue
e non sei pago
ch’a illuminar la strada io vi sia.
Pensasti poi
che se triste è la vita
col tuo pensarvi ognor
più tristo il fai
stare nel mondo?
e se illusion è il tutto
perché non anco morte
sospirata sarebbe
e quando alfin la Parca
un termine al tuo errare pose
chi t’assicura,
stolto! Che perderai ogni ricordo?
O forse rimarrai, eterno,
a rimembrar quel ch’ora non facesti
e lagneratti ancor,
ma non più io ad ascoltarti sarò.
Perciò raccogli le tue graggi
e vivi, impara
dagli armenti tuoi a giovar
o a lamentarti vai
dal Sole o da Zeus
o Moira o Fato o Stella o Padre
e non da me che da duemila anni
querel ricevo
e nulla ne posso.

lunedì 14 febbraio 2005

DEI A SCUOLA

COMPITO IN CLASSE? 
NON SAPETE A CHE SANTO (O DIO) VOTARVI? 
ECCO ALCUNI CONSIGLI 
Quante volte, prima dei compiti in classe o delle interrogazioni avete sentito i vostri compagni esclamare: “Sant’Anna, proteggimi tu!” o anche: “Santa Scolastica aiutami!” per non parlare di: “Sacro cuore di Gesù, fa che prenda 8+” che fino all’anno scorso faceva “bella” mostra di sé sui muri di un’aula dell’ala nuova. Ma insomma, siamo o non siamo un liceo classico? Non passiamo forse ore e ore delle nostre mattine e dei nostri preziosi pomeriggi a studiare la cultura antica? E allora approfittiamone! I greci si sono sbizzarriti nell’inventare divinità che paiono fatte apposta per noi studenti; ecco una guida alle divinità correlata di consigli per l’uso. 

ATENA: dea della sapienza e della ragione, protettrice di tutti gli studenti. Adatta da pregare particolarmente per i compiti in classe (o interrogazioni) di matematica/fisica 

APOLLO (vedi anche PIZIA): dio del sole e della poesia, l’ideale per temi o interrogazioni di autori, ma attenzione, egli è infatti molto vendicativo e per un nonnulla potrebbe colpirvi con le sue micidiali frecce che provocano infarto. Un altro consiglio: non vantatevi mai di essere bravi come Apollo, il satiro Marsia, che ci ha provato, è stato scuoiato vivo. 

GEA: madre terra, è indicata per i compiti di biologia/chimica 

MNEMOSYNE: memoria, madre di tutte le muse, l’ideale per qualsiasi tipo di interrogazione o compito, in particolare per i test di verbi greci o, ancora meglio, per i compiti di vocaboli di Lana. 

ERMES: messaggero degli dei e protettore dei mercanti e dei ladri. Pregatelo in occasione di versioni (perverse) di latino e soprattutto di greco. Vi proteggerà nel caso in cui vogliate usare un qualsiasi metodo per copiare, dai bigliettini al cellulare GPRS con collegamento WAP al WEB.

ZEUS: padre degli dei, dio della giustizia e famoso per i suoi adulteri (ma di questo parleremo un’altra volta). Affidatevi a lui nel caso in cui il vostro prof vi abbia preso in antipatia. 

EOLO: dio dei venti, potete pregarlo di scatenare, la notte prima del compito, una terribile tormente di neve (anche e soprattutto in maggio) che renda oggettivamente impossibile,da parte vostra, raggiungere la scuola. 

ARES: dio della guerra, solitamente è meglio lasciarlo stare, ma in casi disperati si può pregarlo di scatenare almeno una sanguinosa rissa in sala professori, che renda “temporaneamente” assente il vostro insegnante-carnefice. 

PIZIA: sacerdotessa di Apollo, opera a Delfi, dove ha un apposito santuario. E’ in grado di predire il futuro. Si consiglia pertanto una visita prima dei compiti onde programmare, in caso di esito sfavorevole, un’assenza strategica. 

CRONO: il tempo, potete pregarlo di accorciare l’ora di lezione affinché il prof. non abbia tempo per interrogarvi, ma non aspettatevi un gran che; Crono, infatti, è rinomato per la sua crudeltà. Pensate che era solito mangiare vivi i figli appena nati per paura che uno di loro lo potesse un giorno spodestare (cosa che poi avvenne ugualmente, ma questa è un’altra storia) 

ADE: dio dell’oltretomba, possiede un elmo che rende invisibile chiunque lo indossi. In cambio di un piccolo sacrificio umano (vedi sotto) potrete ottenere tale elmo che vi farà scomparire misteriosamente al momento dell’interrogazione. 

TECNICHE PER ACCATTIVARSI GLI DEI 
Con gli dei greci c’è poco da stare tranquilli, sono tutti molto suscettibili e sono capaci di fulminarti se non li preghi nel modo esatto. 
Onde evitare che la già scarna comunità studentesca dazeglina venga ridotta ulteriormente a causa delle saette di Zeus, ecco un breve manuale per l’adorazione. 
1) SACRIFICI 
a) UMANI: gli dei greci (anche se non tutti) apprezzano i sacrifici umani, come dimostra la vicenda di Agamennone e Ifigenia. Piccolo problema: chi sacrifica deve essere profondamente legato affettivamente alla vittima (non sperate quindi di cavarvela sacrificando un vostro prof!).

b) ALMINETARI: si dice che quando Zeus dovette decidere quale parte del cibo degli uomini andasse sacrificato agli dei, scelse, fra i due sacchi chiusi che gli erano stati mostrati, il più grosso che, per sua sfortuna, conteneva solo ossa e grasso. Quando mangiate le costine d’agnello, quindi, invece di lasciare gli ossi al cane, teneteli da parte e bruciateli su un altare improvvisato (va bene anche la scrivania e per alimentare il fuoco gli appunti sulla fonetica d’inglese sono perfetti). 

Nel caso in cui riteneste il primo metodo poco attuabile, eccone un secondo 
2) LIBAGIONI: i greci utilizzavano moltissimi metodi diversi per libare agli dei. Il più usato consisteva nel sollevare una coppa piena di liquido, versarne una parte a terra e bere d’un fiato il rimanente. Il liquido utilizzato era solitamente vino o latte, ma funziona anche con una bevanda qualsiasi, dalla Coca-Cola al whisky (Socrate usò addirittura la cicuta, ma non è consigliabile). L’unico problema è che, perché la libagione possa considerarsi riuscita, la bevanda versata deve essere assorbita dalla terra, cosa che solitamente su un pavimento di piastrelle non avviene. A meno che, quindi, non abbiate un fascinosissimo pavimento di terra battuta in salotto, vi conviene adottare questo espediente: spargere un po’ di terriccio a terra e versarci poi sopra il liquido. 

Detto questo, buona fortuna e… che Zeus vi protegga!

SONETTO PER UN COMPLEANNO

Compor avrem voluto in dolci note
Melodiosa per celebrar canzone
L’avvenimento e le celesti gote
Tue per veder rigate in commozione

Come addicesi a cotesto giorno
In cui d’età maggior giunge il traguardo
Per cui diciotto volte il mondo intorno
All’astro etterno rigirossi tardo

Ritrattasi però per antri oscuri
Ignar di me fu l’Eliconea musa
E ‘l nettare d’ispirazion sublime

Negato fummi e fu la porta chiusa
Ma con sparse cotai e umili rime
Di cor vi scrivo e non d’ingegno auguri

sabato 1 gennaio 2005

A PARMENIDE


O sublime, magna, somma,
autorevole idiozia
di chi afferma come domma
che il non essere non sia,

mentre l’essere più puro
esso solo dunque esiste
“Io di questo son sicuro,
ma le cose che ho viste

o che sento, annuso, tocco
non esistono” O pensiero
che apparir fa tutto sciocco
quanto al mondo c’è di vero!

Ma che gusto dimmi provi
a distruggere il colore
dei boccioli verdi nuovi
o il profumo d’un bel fiore?

Che ti costa di lasciarci
‘l tocco d’erba sotto i piedi
il piacere di baciarci
e di dire: “Amore, vedi

su nel cielo quante stelle:
cento, mille dei miliardi
io ti amo più di quelle”
Tutti quei sognanti sguardi

sono nulla ora per te?
Sono un’illusone, un niente,
un assurdo non so che
ciò che ognuno prova e sente:

una musica sublime,
il bruciore dell’amore,
ogni testo, queste rime,
il profumo d’un bel fiore?

O Parmenide lo sai
che con tale affermazione
tu ci togli, come fai,
ogni ardore, ogni passione,

ogni affanno, ogni rovina,
ogni lotta ed ogni guerra,
ogni frenesia assassina,
ogni squasso della terra,

ogni orrore, ogni terrore,
ogni dono, ogni tristezza,
ogni fiamma, ogni colore,
ogni luce di bellezza

e se poi sulla bilancia
pesi insieme il mondo vero
e la flebile speranza,
noterai com’è leggero!

Mi dispiace, gran sapiente
forse alfine hai tu ragione
ma non togliere alla gente
questa effimera illusione!