venerdì 2 febbraio 2007

MEDITAZIONI ESTEMPORANEE

“Mea culpa
Anziché insegnare, raccontavo delle storie.
Qualunque cosa, pur di tenerli zitti e buoni.
Loro erano convinti che stessi insegnando.
Ne ero convinto anch’io.
In realtà stavo imparando.
E ti definivi un professore?
Io non mi definivo niente. Ero più che un professore, e meno. Nell’aula di una scuola superiore uno diventa un sergente istruttore, un rabbino, una spalla su cui piangere, un cerbero, un cantante, uno studioso di second’ordine, un impiegato, un arbitro, un pagliaccio, un consulente, un censore dell’abbigliamento, una guida, un apologeta, un filosofo, un collaboratore, un ballerino di tip tap, un politico, un medico, un fesso, un vigile urbano, un prete, un padre-madre-fratello-sorella-zio-zia, un ragioniere, un critico, uno psicologo, l’ultima goccia che fa traboccare il vaso”.
(F.Mc Court, “Ehi Prof!”)

qualche giorno fa (parecchi a dire il vero, ma poi ho dovuto studiare), leggendo questo magnifico libro mi sono imbattuta nelle frasi di cui sopra… cadevano particolarmente a fagiolo perché era da un po’ che pensavo alle differenze sostanziali tra università e liceo. Sì d’accordo, si possono dire le solite cose: all’università bisogna essere più responsabili e maturi, nessuno controlla quello che fai, dai gli esami che vuoi quando vuoi, accetti i voti che vuoi ecc ecc…. ma secondo me questa non è LA differenza che fa sentire il distacco, o almeno non lo è per me. Io trovo che quello che più colpisce nel passaggio è il rapporto professore-studente. La comunità studentesca, la “classe” c’è sempre, quello che non c’è più è il rapporto professore-classe. I professori di liceo si devono improvvisare burocrati, confidenti, moralisti e consiglieri, la loro personalità influisce pesantemente nel loro rapporto con gli studenti e i ragazzi si regolano di conseguenza. Il docente universitario invece segue un gruppo disomogeneo di studenti per un tempo molto breve e non deve fare null’altro che spiegare. I docenti e gli studenti sono due sfere che non entrano mai in contatto, si sfiorano in periodo d’esami con per tramite la materia e poi riprendono ciascuno la propria strada indisturbati. Positivo da un lato e negativo dall’altro. Chi non si stuferebbe a dover segnare ogni giorno sul registro assenti e presenti, giustificare ritardi e firmare autorizzazioni? Ma chi vorrebbe essere soltanto un nome su un foglio e un voto in trentesimi?per cui forse, alla fine i prof di liceo hanno qualcosa che gli universitari non possono, per motivi evidenti, avere: la capacità di cambiare ruolo,di recitare più parti, di avere un rapporto umano quotidiano con i propri studenti, di entrare a far parte di tante vite ogni anno, di conoscere quelle vite e cosa ci sta dietro. Rimane l’interrogativo fondamentale: bisogna essere più sadici per segare qualcuno che conosci o per trattar male un perfetto sconosciuto?